Nei primi anni anni ’50 il Neorealismo entra in crisi.

Molteplici sono i fattori che contribuiscono a questo declino:

-          - il sostegno governativo offerto all'industria cinematografica, sotto l'egemonia del principale partito politico del momento, la Democrazia Cristiana, ne determina una inarrestabile e progressiva espansione, ma ciò comporta, quale contropartita, un raffreddamento delle ideologie politiche  di produttori e registi; le case di produzione non finanziano più il Cinema ‘impegnato e di sinistra’ quale è appunto il Neorealismo, corrente sostenuta prevalentemente da militanti o simpatizzanti della sinistra del panorama politico/sociale italiano;

-          - i mutati gusti degli spettatori, ormai stanchi di trame ed ambientazioni che richiamano i disastri della guerra e le macerie, fisiche e morali, del periodo postbellico, e più ansiosi di guardare ad un futuro ricco di promesse di riscatto economico e sociale;

-          - …e, conseguentemente, l’esaurirsi della vena neorealista dei maggiori registi che avevano operato nei primi anni del dopoguerra: De Sica, Visconti, Rossellini, ma anche Comencini, De Santis, Zampa, ... Questi registi, pur conservando elementi della loro recente esperienza (l’esaltazione degli umili, l’ambientazione nella società reale, l’etica dei valori sociali, ….)  intraprendono ciascuno una propria strada, evoluzione spesso della precedente esperienza.

   

    Il Cinema si evolve così verso una rappresentazione di costume attenta alla realtà sociale e all'uso del dialetto, eredità della poetica neorealista, e con una singolare abilità nel fondere comicità e tragedia e rappresentare in modo lieve ed ironico problematiche sociali anche profonde e drammatiche. E' questa la naturale e necessaria evoluzione del neorealismo che traghetterà lo spettatore dai film sui 'telefoni bianchi' al grande fenomeno cinematografico degli anni '60: la Commedia all'italiana. Questo processo che si svilupperà nel corso degli anni '50 sarà etichettato con il termine, allora riduttivo, di "Neorealismo rosa". 

 

    L'ambientazione di queste commedie è il Paese povero, la campagna, le disadorne stanze di casa, le periferie polverose senza lavoro, la stazione ferroviaria, la balera; i protagonisti sono spesso giovani, ingenui nella loro giovane età e non ancora disillusi dalla vita e dalla politica, anzi speranzosi della vita futura; le ragazze hanno un unico scopo: il matrimonio, quello d'amore non quello d'interesse. L'esistenza trascorre felice, la povertà subita senza ribellione; non c'è approfondimento dei fenomeni socio economici e l'ordine sociale è ben saldo: ricchi con ricchi, poveri con poveri. Il contesto è neorealistico: l'ambientazione realistica, personaggi ispirati a gente vera, dialetto, povertà reale ma dignitosa; anche se, a ben guardare, spesso le scene sono studiate e preparate nel dettaglio per ottenere il massimo degli effetti, gli ambienti sono ricostruiti, gli attori non sempre presi dalla strada ma divi di prima grandezza, spesso doppiati, maliziosamente compaiono le prime belle ragazze accuratamente poco vestite. Il Neorealismo è ormai superato.

    Questa commedia paesana, che gran successo di pubblico riscuote, si esaurisce in pochi anni seguendo o anticipando l'evoluzione della società stessa: l'ambientazione si trasferisce in città, nei quartieri popolari e periferici, sui luoghi di lavoro, nelle botteghe; i giovani di qualche anno prima, ora impiegati o artigiani, sono cresciuti, non sono più poveri, si concedono qualche scappatella e sono meno ottimisti per il loro futuro. La Commedia rosa degli anni '50 sta per compiere una metamorfosi trasformandosi nella grande Commedia all'Italiana.