Pier Paolo
Pasolini, uno degli intellettuali più complessi e controversi del '900.
Fu poeta, scrittore, giornalista e saggista, regista; dalle scene e dai
dialoghi dei suoi film traspaiono i suoi molteplici interessi: la
pittura, l'amore per i classici antichi, per Dante, l'antropologia
culturale, il suo afflato religioso; e poi, naturalmente, la sua
predilezione per gli umili, i diseredati, gli omosessuali la cui
diversità difenderà sempre. Sin dalle prime opere letterarie, e più avanti
nei film, mostrerà un legame indissolubile o, ancor più, una
compenetrazione tra gli Opposti, tra il sacro e il profano, la
religiosità e il realismo, lo spirito e la carne; è il suo pensiero ciò
che esprime un personaggio del suo film Medea: "solo chi è realistico è
mitico, e solo chi è mitico è realistico". Ma questa sua concezione
sarà spesso fraintesa, interpretata come ambiguità, e gli procurerà
innumerevoli fastidi, spesso dolorosi. Prima di esordire come
regista e far "muovere e vivere" gli attori, come lui stesso dirà (è del 1961 il suo primo film Accattone), Pasolini collaborerà
con registi già affermati curando sceneggiature e dialoghi; Mario
Soldati, Federico Fellini, Carlo Lizzani, Mauro Bolognini, Luciano Emmer,...
Sopratutto Bolognini, vedendo i volti degli attori di strada scelti da
Pasolini per il suo primo film, crederà nel suo talento e, in
qualche modo, faciliterà il suo avvio alla carriera da regista; sempre
controversa, tra censure, scandali, premi prestigiosi di giurie
internazionali [7],
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