L’antichità greco-romana aveva
affascinato i produttori fin dagli albori del cinema e nel decennio ’50-’60 il
massiccio investimento di capitali statunitensi, per ricostruire la storia di
quel periodo negli studi di Cinecittà, stimolò la fantasia di registi e
produttori italiani; risalgono a quegli anni capolavori del cinema epico-mitologico: Sansone e Dalila, Ulisse, Ben Hur, ecc.
Il successo di queste realizzazioni spinse a mettere in cantiere produzioni
nazionali con impegni economici di gran lunga inferiori a quelli hollywoodiani,
colmando il divario dei mezzi a disposizione con il ricorso ad ingegnosi trucchi
ed effetti speciali, a storie fantastiche piene di colpi di scena e soprattutto
portando sulla scena culturisti provenienti dalle palestre e dotati di vistose
muscolature. Si creò in breve tempo una nuova epopea del cinema mitologico che
conquistò subito il mercato cinematografico americano, ricevette grande
attenzione dalla critica francese, ma fu completamente ignorata da quella
italiana. Questo genere di film fu chiamato “peplum”, dal nome latino del corto
vestito degli antichi romani. Furono ripresi o nacquero i personaggi di Maciste,
Ercole, Ursus, che diedero fama a personaggi sconosciuti nel cinema quali Steve
Reeves, Mark Forest, Gordon Scott, Ed Fury, Richard Harrison, Kirk Morris
(Adriano Bellini) e Alan Steel (Sergio Ciani); questi attori, non
professionisti, occupavano la scena con la loro presenza fisica e con poche
battute; i dialoghi erano per lo più riservati ad attori |