L'album è dedicato a Roma, la città eterna, “caput” dell’impero romano, centro della cristianità, culla e laboratorio di artisti del rinascimento e del barocco spesso al servigio dei papi, in prima fila nella disastrosa avventura della seconda guerra mondiale, protagonista di rilievo per circa mezzo secolo nella cinematografia internazionale. Nei manifesti dell'album Roma ha un ruolo da protagonista, protagonista nei titoli, nelle immagini o nella trama del film: è rievocazione di luoghi e sentimenti, è teatro dell’evento storico, è rappresentazione pittorica evocativa dell’artista; i luoghi di Roma appaiono spesso nei manifesti e i manifesti erano, negli anni d’oro del cinema italiano, il chiavistello che iniziava lo spettatore al fantastico viaggio in un mondo fatto di immagini; erano gli elementi peculiari del film, sintetizzati in pochi tratti dal disegnatore sui tabelloni, a suggestionarlo, accendendone la curiosità ed attirandolo nella sala. Non sono invece stati presi in considerazione quei film/manifesti per la cui realizzazione Roma ha solo rappresentato un anonimo set cinematografico, senza che la città stessa desse un contributo storico/sociale alla trama. L'album è suddiviso in sezioni, ciascuna significativa di un periodo storico: la Città di Roma nei suoi fasti dell’Impero “Tra storia e mitologia”, la Roma “Al tempo dei Papi”, “Gli anni del Fascismo” e della guerra, la ricostruzione e “La Rinascita” della Città e dell’Italia nel periodo post bellico, la metropoli con i suoi problemi di criminalità, la “Roma violenta” e “La Roma di fine millennio”. I manifesti sono stati oggetto di una esposizione tenuta a Rocca di Mezzo (L'Aquila) il 12-28 agosto 2011.
Fin dagli albori del cinema l’antichità greco-romana aveva affascinato i produttori cinematografici e in particolare la produzione hollywoodiana che, con un massicci investimenti di capitali, realizzò negli anni ‘50 capolavori rimasti indelebili nella storia del cinema; all’inizio degli anni ’60, il successo di queste realizzazioni spinse registi e produttori italiani a mettere in cantiere produzioni nazionali con impegni economici di gran lunga inferiori a quelli hollywoodiani, colmando il divario dei mezzi a disposizione con il ricorso ad ingegnosi trucchi ed effetti speciali e soprattutto portando sulla scena culturisti provenienti dalle palestre e dotati di vistose muscolature. Si creò in breve tempo una nuova epopea del cinema mitologico che fu chiamata “peplum”, dal nome latino del corto vestito degli antichi romani; molti di questi film erano infatti ambientati nell’antica Roma o comunque traevano spunto da vicende di personaggi o condottieri romani, veri od immaginari. Gli storiografi del tempo ci hanno infatti tramandato vita e gesta di uomini illustri, grandi condottieri, ma anche straordinarie ed eroiche storie di personaggi leggendari sulla cui reale esistenza ancora oggi si discute… I titoli presenti in questa sezione rievocano questo periodo dell’impero in cui Roma era il centro del mondo.
Il governo dei papi ha segnato profondamente la storia di Roma. A partire dalla metà del ‘400 il papato inizia una riorganizzazione urbanistica e sociale che trasformerà una città dedita alla pastorizia e medioevale in una Capitale. E non è solo la volontà di alcuni papi di favorire artisti che lasceranno alla storia splendide opere e monumenti; è la trasformazione del ruolo della città che diventa capitale di uno stato e sede di un potere assoluto, quello del papa. Viene riorganizzato il clero e le sue funzioni; riordinate le tasse e le finanze; creato un esercito permanente; riconquistate città e territori perduti. Il pontefice diventa il sovrano di uno stato più temporale che spirituale in grado di dialogare alla pari con le maggiori potenze militari europee; lo stato pontificio sarà uno dei protagonisti della storia moderna fin alla fine del ‘800, quando si realizzerà l’unità d’Italia. Sono innumerevoli le vicende politiche e religiose, degne di rilievo, che si avvicenderanno in un periodo così lungo e così denso di trasformazioni e sono innumerevoli i registi che rievocheranno episodi e personaggi storici vissuti in tale periodo; sopra tutti Luigi Magni che impronterà gran parte della sua filmografia sulla Roma papalina e risorgimentale, mescolando verità storiche e farsa e adottando l’anticlericalismo per parlarci del potere in generale come forma di dominio dell’uomo sull’uomo e come forma di sfruttamento dell’ignoranza delle genti.
La fine della seconda guerra mondiale coincide con l’anno ufficiale di nascita del Neorealismo italiano: il 1945. Innumerevoli registi di quegli anni rievocheranno episodi della recente storia trascorsa, molti dei quali ambientati a Roma, che, capitale del governo fascista, aveva vissuto in prima persona quegli eventi. Possiamo affermare che la sensibilità cinematografica dei registi di quegli anni consentì di creare dei capolavori di memoria sulla guerra appena finita, coniugando la recitazione di attori, generalmente non professionisti e quindi più “reali”, con immagini documentarie attente alla cronaca e alla Storia. Sono appunto di quegli anni film quali “Roma città aperta”, “Paisà”, “Germania anno zero”, “Sciuscià”, ecc. Troveremo ancora negli anni successivi questa tematica nelle produzioni di registi “impegnati”, particolarmente attenti ai momenti scottanti della storia italiana, quasi sempre attinenti al fascismo e alla resistenza.
E’ nel dopoguerra, con l'avvento del Neorealismo e la nascita di quel genere che sarà chiamato Commedia all’italiana, che si assiste ad una corposa produzione di film in cui Roma fa da palcoscenico e al tempo stesso da Interprete. La Città è un set cinematografico ideale con scorci turistici divenuti famosi in tutto il mondo: la fontana di Trevi, piazza di Spagna, San Pietro, .....; è contemporaneamente una grande comunità che reagisce alla distruzione della guerra ricercando un nuovo benessere e un riscatto sociale. In questo contesto, che negli anni ’45-‘60 si evolve dalle macerie della guerra alla ricostruzione e al boom edilizio, dalla ripresa dei consumi alla nascita di una società borghese, benestante ma spesso intimamente disperata, il cinema si inserisce raccontando storie che, guardando con più ottimismo al futuro, introducono nuovi modelli di vita. Tutta la società è in fermento; è in atto una rivoluzione nei comportamenti giovanili, mutano le periferie; cambia il panorama urbano, la casa, i modi di parlare, viaggiare, vestirsi, comportarsi sul posto di lavoro;il paesaggio, le strade assumono una nuova forma. Roma è un palcoscenico su cui si intrecciano storie di vita quotidiana piene di speranze e delusioni.
Alla fine degli anni ’60, inizi ’70, il cinema “poliziesco” che negli anni precedenti aveva saputo coniugare una particolare miscela tra questo genere e tematiche d’impegno sociale e politico (Francesco Rosi, Damiano Damiani, Elio Petri, ecc.), si trasforma, raccontando come il processo di evoluzione sociale ed economica abbia fatto salire il tasso di violenza urbana e sociale. E’ l’Italia violenta, l’Italia che spara, l’Italia che assiste sgomenta al disgregarsi del tessuto sociale quella raccontata dai nuovi film popolari, che tentano di mostrare anche il senso di perdita di qualsiasi valore di riferimento. Sono le grandi città i luoghi in cui questo nuovo fenomeno si mostra; le grandi città con le periferie ghetto, corpi estranei in cui si perde il senso della solidarietà e il rispetto per gli altri, con la delinquenza dedita a traffici illeciti alla ricerca di un arricchimento facile, ma anche con una classe sociale nuova, arricchita, ma senza regole morali o civili, con una violenza che talvolta assume i connotati di “lotta politica”; e anche Roma è una grande città!
Il XX secolo si conclude ed inizia il nuovo millennio. I postumi della guerra sono ormai superati ed anche dimenticati; l’emergenza rinascita, piena di tensioni positive e speranze, è finita e il benessere economico è ormai diffuso o perlomeno lo sembra. Roma è una metropoli. La generazione protagonista della rinascita si avvia con nostalgia al tramonto, mentre la nuova generazione è alle prese con i problemi tipici di una società moderna: il lavoro, il disagio sociale, l’incomunicabilità tra genitori e figli, tra marito e moglie, il divorzio. E’ sempre più difficile guardare al futuro con l’ottimismo di un tempo…..
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