Cesare Zavattini e Vittorio De Sica portano nel film tutta la tematica del Neorealismo italiano, ma il regista sembra ormai orientato verso un nuovo prodotto: quello del cinema spettacolare, del grande prodotto popolare, che non rinuncia ad affrontare temi sociali e a scrutare con amore i suoi personaggi, ma è deciso ad utilizzarli per ottenere un pubblico sempre più vasto ed un successo commerciale, in un'ottica quasi hollywoodiana. I questo film tardorealista c'è anche qualcosa in più: non si celebrano incondizionatamente i salvatori che, sbarcati ad Anzio e risalendo per l'Italia, liberano le popolazioni dai nazifascisti e non si rimane silenziosi sulle tragedie provocate dagli eccessi delle truppe alleate: rinomati quelli dei contingenti di marocchini nelle zone del Frosinate. Viene infranto quindi il complice silenzio che ha imperato per decenni e che ha impedito che ferite così profonde nella popolazione colpita si rimarginassero.
"Tratto da un romanzo di Moravia, il film ha il merito di avere saputo ridurre a dimensioni più umane i personaggi, addolcendo molte delle asperità polemiche o descrittive dell'opera ispiratrice. L'interpretazione della protagonista è aderente al proprio personaggio, psicologicamente bene strutturato. Attenta ed abile la regia" [56].
Locandina 33x70
Sophia Loren, in origine destinata ad interpretare Rosetta, diventò invece la madre e Anna Magnani che originariamente avrebbe dovuto interpretare la madre, abbandonò il progetto. L'imprevedibilità del destino premiò l'attrice che interpretando un ruolo che emotivamente doveva sentire come proprio si aggiudicò come Migliore Attrice Protagonista l'Oscar 1962, il Nastro d'argento al XIV Festival di Cannes e il David di Donatello 1961.