|
La trama:
Giovanni (Alberto Sordi) è un costruttore che,
dietro una facciata di lusso e ricchezza, presenta una
situazione economica fallimentare che peggiora sempre più,
aggravata dalla moglie Silvia ambiziosa e priva del senso della
realtà; la modesta coppia vive al di sopra delle proprie
possibilità, trascinata dai bisogni, anche fittizi, creati e
ingigantiti dal "miracolo economico" italiano degli anni '60.
Incapace di trovare una soluzione, per non deludere la moglie e
poter mantenere verso gli amici la facciata di falso benessere,
avendo saputo che un ricco imprenditore offre una cifra molto
alta a chi gli cederà un occhio per sostituire quello che ha
perduto, Giovanni lo contatta e concorda una cifra tale da poter
pagare tutti i debiti. Con la somma ottenuta in anticipo,
Giovanni prepara nuovi progetti, offre regali alla moglie e una
festa agli amici che non vollero aiutarlo. Ma il momento
decisivo si avvicina e Giovanni è terrorizzato: entrato in
clinica, mentre lo trasportano in sala operatoria, fugge.
Il
film è una tragicommedia che, con la leggerezza e
l'istrionismo propri di Alberto Sordi e l'amore per
il grottesco di Cesare Zavattini (sceneggiatore e
autore del soggetto con il suo racconto L'uomo
che vendette un occhio), affronta una realtà
cinica e arrivista. Il 1963 fu uno degli anni
del boom economico e De Sica ne fece un ritratto che
risulta geniale, soprattutto a posteriori: la
vicenda individuale di Alberto Sordi era la storia
della speranza di un italiano, e sappiamo che quella
stagione fu principalmente una speranza, anche se
oggettivamente le condizioni economiche mediamente
crebbero e l'Italia si risollevò dalla guerra.
Il
film nasce quindi da una perfetta fusione di
competenze e qualità tra De Sica, Zavattini e Sordi,
anche se al tempo non riscosse critiche benevoli; ma
questo è un fatto: bastava che una storia venisse
trattata in maniera leggera (fu il destino della
Commedia all'italiana) per essere classificata di
serie B; chi sà, forse un retaggio del Neorealismo.
|