La Trama:
Accusata ingiustamente di
complicità in un furto, Lina (Giulietta Masina), giovane domestica,
viene incarcerata. Il brutale contatto con il triste ambiente e con la
tragica umanità che affolla la prigione atterrisce la ragazza che, però,
poco a poco, grazie alla protezione un po' bonaria e un po' canzonatoria
di Egle (Anna Magnani), una recidiva, riesce a rassegnarsi alla propria
sorte. Egle, che ad una prepotente vitalità unisce una lunga, amara
esperienza della vita, della quale ella si compiace, esorta la ragazza
a "farsi furba" per adeguarsi alla realtà della vita, e quando Lina, la
cui innocenza è stata riconosciuta, lascia il carcere è ormai una donna
trasformata. Rimasta in
carcere, anche Egle è destinata a subire una trasformazione altrettanto
profonda: ritornata in carcere Lina, ormai donna "di vita", spavalda e beffarda, entra in conflitto con Egle che la
rimprovera adesso per aver buttato via la sua vita; inoltre il contatto
con Marietta (Cristina Gajoni), una giovane romantica, che aspira con
tutte le forze alla salvezza e alla redenzione, scuote l'animo di Egle
che si ripromette di cambiare vita una volta tornata in libertà.
Ancora una volta il
personaggio della Magnani è una donna forte e volitiva che, con
prepotenza e sfrontatezza, detta i comportamenti di tutte le altre
detenute, sovrastando persino l'autorità delle monache preposte alla
gestione dell'istituto (le Mantellate di Roma). Ma poi avviene un fatto
inaspettato; due donne si contrappongono e si riflettono in Egle: la
Lina trasformata e Marietta, ciò che Egle era, e che adesso vede
trasposto in un'altra persona, e ciò che avrebbe voluto essere. E' uno
scontro interiore che si risolve con l'anelito ad uscire dalla
disperazione che la vita del carcere simboleggia e a redimersi.
Il film è tratto dal
romanzo "Roma,
via delle Mantellate" pubblicato nel 1953 da Isa Mari
e basato su una personale
esperienza dell'autrice che per motivi politici era stata rinchiusa in
quel carcere. Esso però si
differenzia alquanto dal testo letterario che è caratterizzato da un
andamento corale, senza vere e proprie protagoniste; il regista
inserisce nella vicenda il personaggio di Egle che con la propria
metamorfosi materializza il principio di rieducazione del condannato
alla base dell'ordinamento penitenziario.
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