Il tetto (1956)
Regia: Vittorio De Sica
Questo film segna
un ritorno di Vittorio De Sica al Neorealismo, anche se è
trascorso quasi un decennio dalla fine della guerra e la
situazione economico/sociale degli italiani è notevolmente
migliorata rispetto quella rappresentata dai primi film neorealisti.
ILa trama:
la vicenda
descritta evidenzia uno di quei problemi sociali che le istituzioni
del tempo fanno fatica ad ammettere: due giovani, Luisa e
Natale, si sposano; con poche disponibilità economiche e la
mancanza di un alloggio vanno a vivere nella casa, affollata, di
lui senza quell'intimità che i giovani sposi vorrebbero avere;
decidono quindi di costruirsi abusivamente una casa in una zona
periferica di Roma, sfruttando una legge per cui se al mattino,
quando passeranno i vigili per il controllo, c'è già il tetto,
finito, l'abitazione è considerata regolare e l'infrazione si
può sanare con una piccola multa. Ed è ciò che fanno: durante la
notte, aiutati dagli amici, iniziano la costruzione e al mattino
hanno quasi finito; c'è ancora un buco nel tetto, ma il vigile,
passando per il controllo, fa finta di non vederlo; gli sposini
hanno finalmente una casa.
La storia è
abbastanza comune nell'Italia del dopoguerra e il regista,
coadiuvato da Cesare Zavattini per la sceneggiatura, trae spunto
da questa per immergersi nel mondo del proletariato urbano che,
con sacrifici, cerca di migliorare la propria condizione
sociale. L'avventura dei due giovani sposi è certamente illegale
e presenta dei rischi: per comprare il materiale occorre fare
dei debiti e non c'è certezza che tutto corra liscio; e infatti
il primo tentativo di costruire la casetta fallisce e i due
devono tentare una seconda volta, in un'altra zona. Qui, per
aiutare i due, si forma una catena di solidarietà tra poveri, i
nuovi vicini, gli amici muratori, i parenti con cui in
precedenza c'erano stati degli screzi. Il tentativo quasi
riesce e anche il vigile decide di aiutarli a realizzare il loro
sogno.
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