Roberto Amoroso in
questo film, l'unico della sua carriera da regista, acquisisce
ed elabora spunti tratti da due precedenti film,
Due soldi di speranza di
Renato Castellani (1951) e
Pane, amore e fantasia di
Luigi Comencini (1953).
Trama: in
un piccolo paesino campano la ricca Carmela ama il giovane e
povero Sandro che vorrebbe diventare un cantante di successo.
Così questi si trasferisce a Napoli e si mette in affari con una
scalcinata compagnia di rivista, finanziandone lo spettacolo
d’esordio (con i denari di Carmela). Nel frattempo si lega ad
Alba, la soubrette dello spettacolo, mentre Carmela, dopo avere
assecondato le ambizioni del fidanzato, aspetta il suo ritorno
al paese. Lo spettacolo fallisce, Sandro ritorna e fa pace con
Carmela.
Il film è piacevole, la descrizione del mondo della rivista è
brillante, il ritratto della paesana volitiva è veritiero, come
pure quello del paesino rurale dove tutti sanno tutto di tutti e
si vive come in una grande famiglia, litigiosa e attraversata da
invidie antiche e consolidate.
Il regista riprende l’idea neorealistica
dell’ambientazione paesana, tra le vie e la gente reale dei
piccoli borghi di provincia; ha però sostituito le
storie crude e prive di speranza dei maestri neorealisti con le spigliate e amorose
problematiche di una gioventù poco propensa a piangersi addosso.
Il risultato è uno spettacolo godibile, positivo nel suo
complesso, pur non nascondendo la miseria diffusa ma senza
volerne addossare la responsabilità ad un sistema sociopolitico
da cambiare.
Questo è uno di quei film che i critici del tempo avrebbero
stroncato, etichettandolo come appartenente alla corrente del
Neorealismo
rosa.
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