I film di Francesco De Robertis

La trama: Capo Arena, anziano ufficiale su una corazzata ormai in disarmo, rivive un tragico episodio di guerra.

L'8 settembre 1943, il Comando della Marina italiana fa salpare dal porto di Pola una corazzata per evitare che possa cadere in mano ai tedeschi. Il comando della nave è affidato ad un capitano di fregata il cui figlio è  marinaio a bordo della nave. La corazzata salpa da Pola, ma durante la navigazione nasce un dilemma: continuare la navigazione, rischiando di cadere in mano tedesca, o autoaffondarsi? Il comandante decide di continuare la navigazione, ma parte dell'equipaggio, sotto la guida del figlio, si ribella e ferma la nave. Mentre il comandante cerca di convincere il figlio a riprendere la navigazione, la corazzata viene attaccata dall'aviazione tedesca e il comandante ferito mortalmente; un siluro provoca l'allagamento di un locale in cui si trovano sette uomini, tra i quali il figlio del comandante. Per salvare la nave, il vecchio ufficiale, assunto il comando, chiude il portellone stagno, sacrificando la vita dei sette per la salvezza della nave.

 

E' questo il primo film interamente girato dal Tenente di Vascello De Robertis dopo la conclusione della guerra.

Il regista trae spunto da una vicenda reale: la corazzata Giulio Cesare che lascia il porto di Pola per approdare a Malta e consegnarsi agli Inglesi. Questo episodio gli fornisce lo spunto per una serena ma ponderata riflessione sui tragici avvenimenti dell'8 settembre, consapevole dei limiti del popolo italiano e delle colpe dei Savoia. De Robertis, da militare qual'è, mostra sopratutto le terrificanti conseguenze della totale mancanza di ordini da parte degli Stati maggiori e in definitiva della Casa Reale. Quella corazzata, lasciata in balia degli eventi, su un mare Adriatico dove i potenziali nemici si sono moltiplicati (Tedeschi a nord, Inglesi a sud), è il simbolo evidente di una nazione allo sbando, priva di guida a causa di una classe dirigente ambigua e timorosa, la quale pur di salvare la propria continuità politica non esita a sacrificare migliaia di Italiani che avevano servito con dedizione la Patria. De Robertis ci mostra le peripezie di un popolo che, lasciato senza guida, si sfalda in troppi rivoli: c’è chi è confuso, chi vuole solo tornare a casa e finirla con tutto, chi medita di proseguire la lotta contro gli angloamericani e infine chi semplicemente attende gli ordini, in omaggio alla tradizionale catena di comando.

 

 

 

 

 

 

 

Fantasmi del mare (1948)

 

Regia: Francesco De Robertis

 

 

Il regista, a guerra conclusa, aderisce al nascente movimento neorealista di cui può essere parzialmente considerato un precursore per alcune sue specificità nella realizzazione dei suoi film (La nave bianca, Uomini sul fondo, Alfa Tau, Uomini e cieli, Marinai senza stelle, I figli della laguna); anche in questo film utilizza in larga parte attori non professionisti e lo stile narrativo è asciutto, quasi documentaristico; il film è realizzato con poveri mezzi, le scene girate, nella prima parte, negli  interni di una immaginaria Pola, cittadina ormai passata alla Jugoslavia, e nella seconda a bordo di una nave della Marina Militare.

 

 

 

 

 

 

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