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La Trama:
la guerra sorprende Sergio (Gino Cervi), direttore
appassionato di una centrale elettrica dell'Italia centrale, e
la sua famiglia benestante. Al suo ritorno, dopo cinque anni, di
cui tre di prigionia, trova la centrale distrutta; il terreno
attorno minato e la famiglia smembrata. Nel paese infatti vive
solo la madre ed un figlio, tornato dalla guerra con una gamba
di meno. Gli altri, cioè il fratello minore e la sorella
Luciana, sono a Roma con un amico e con la signora Adele (Anna
Magnani), una
vedova a cui hanno deportato il figlio ancora ragazzo. Sergio
vuol ricostruire la centrale e va nella capitale ma tutto si
arena per la burocrazia. Il fratello fa la borsa nera e Luciana
si guadagna la vita concedendosi agli uomini; l'amico fa
politica e partecipa ai comizi; la signora Adele attende che il
figlio torni dalla guerra e cova vendetta contro il delatore.
Nauseato da tanto fango Sergio torna alla centrale e cerca di
fare qualche cosa. Lo seguono il fratello e poi anche la sorella
ravveduta. Anche Adele riesce a vincere la disperazione e la
brama di vendetta e forse accetterà la compagnia di Sergio per
gli anni a venire.
Il regista porta sullo
schermo alcune tematiche difficili da affrontare in quel momento
storico:
- il rimpatrio dei
prigionieri italiani con tutte le implicazioni sociali che ciò ha
comportato, argomento scomodo per il governo italiano che per lunghi
anni, decenni, ha passato sotto silenzio questa vicenda motivandola con
una opaca 'ragion di stato' e portato all'attenzione dei media solo
recentemente dalla pervicacia del Presidente Carlo Azelio Ciampi;
- il disorientamento
morale e civile degli italiani, costretti a far di necessità virtù,
ricorrendo a qualsivoglia 'lavoro' (prostituzione, borsa nera) pur di
sbarcare il lunario;
- e poi l'odio e i rancori
che la guerra ha lasciato. Adele attende il ritorno del figlio deportato
a seguito di un rastrellamento. L'arresto di un repubblichino la induce
a sperare di avere qualche notizia del figlio, ma invano. La condanna
dell'uomo a venti anni di carcere non placa la sua rabbia verso
l'ordinamento giudiziario, incapace a suo avviso di fare giustizia, e
non attenua il suo dolore. E' una interpretazione intensa questa della
Magnani, che rafforza ancor di più il personaggio femminile del
dopoguerra già creatosi con la figura di Pina in Roma città aperta.
Il film esce nelle sale infatti qualche mese dopo il capolavoro di
Rossellini, ma purtroppo non ha vita facile: è pesantemente tagliato e
la pellicola, dopo una sporadica apparizione e scarsa partecipazione di
pubblico, viene "smarrita".
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