Neorealismo e dintorni

"[Il film] è un'accurata per quanto rapida rassegna del triste periodo che il mondo in generale e l'Italia in particolare, hanno attraversato dal 1940 ad oggi. Costituiscono il documentario riprese dal vero abilmente collegate e integrate da scene appositamente girate. Come pellicola di propaganda antibellica merita ogni considerazione" [Alberto Albertazzi, Intermezzo, 30 aprile 1948].
 

La trama: in piena pace gli uomini preparano eserciti e strumenti di distruzione. Solo una voce si leva ad ammonire, a richiamare gli uomini alla ragione: la voce del Pontefice; ma a nulla servono i generosi sforzi del Papa, il suo intervento personale: scoppia l'immane conflitto. Vediamo in sintesi tutte le fasi, tutti gli aspetti della sanguinosa tragedia: si apprestano ricoveri e cibi, si organizzano treni di soccorso, si organizza lo scambio prigionieri e dei malati, si organizza un mirabile servizio d'informazioni. E quando l'immane conflitto cessa, almeno nella maggior parte del mondo, è ancora la Chiesa che continua infaticabile a curare le ferite ancora aperte; è la voce del Pontefice che si leva a mostrare a tutti le vie della carità e della vera pace.

 

"La sceneggiatura si deve a Diego Fabbri, Turi Vasile e Cesare Zavattini. Fabbri e Vasile furono le teste pensanti alla base della fondazione della casa di produzione Orbis. Era un tentativo di competere nell'ambito del cinema d'autore, del cinema di regia, con gli altri nascenti poli cinematografici italiani, facendo sì che il cattolicesimo potesse avere in questo settore della comunicazione e dell'arte una sua voce di riferimento, un suo strumento. In questo clima e con queste finalità nasce Guerra alla guerra, che indirettamente ebbe l'approvazione di Papa Pacelli.

Il film è costruito incastrando abilmente documenti visivi dell'epoca entro una narrazione molto chiara, appositamente girata e dal sapore neorealista. Una famiglia felice soffre la perdita di un figlio a causa di un bombardamento, che distrugge completamente anche la loro casa. Le scene di guerra, quelle di morte, violenza, orrore sono, invece, tutte reali e più che mai esplicite e impressionanti per l'epoca, quando la guerra forse la si voleva dimenticare più che rivedere sullo schermo. La fase bellica è preparata contrapponendo alla natura pacifica e idilliaca nella quale l'uomo lavora quotidianamente per la sua necessaria sussistenza, la realtà delle fabbriche nelle quali, come fucine di morte, si costruiscono armi. In questo modo si degrada, si snatura il lavoro umano che cambia la sua finalità, che crea morte anziché vita.....

Nel film, chiunque tiene in mano un'arma o manovri una macchina da guerra o sganci una bomba sulla popolazione innocente e inerme - vediamo anche l'esplosione dell'atomica - è additato come nemico dell'umanità. Per questo non ci sono divise ed eserciti identificabili, non si fa distinzione tra Paesi, né tra vincitori e vinti" [39].

 

 

 

 

Guerra alla guerra (1948)

 

Regia: Romolo Marcellini, Giorgio Simonelli

 

 

 

 

 

 

 

 

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