Neorealismo e dintorni

 

Locandina 33x70

 

 

 

Manifesto 100x140

 

 

Fuga in Francia (1948)

 

Regia: Mario Soldati

 

La trama: un uomo, travestito da sacerdote, si reca nel collegio di Moncalieri, dove studia il suo giovane figlio, per chiedere un aiuto economico al Direttore, suo ex compagno di studi; è un ex gerarca fascista, in fuga da Roma dopo la liberazione e deciso a rifugiarsi in Francia. Il direttore con una certa riluttanza lo aiuta e il figlio lo segue, nonostante la contrarietà del padre; i due iniziano un drammatico viaggio attraverso la Val di Susa. In una locanda di confine incontra una donna, un tempo sua domestica, che lo riconosce; temendo di essere denunciato non esita ad ucciderla. Si unisce quindi con tre giovani emigranti, anche loro in viaggio verso la Francia, ma la sua  identità è presto scoperta: sul suo capo pende una grossa taglia. Impietosito uno dei tre, riesce ancora a fuggire con lui oltre il confine. Nuovamente individuato dagli altri due non esita a sparare nonostante la presenza di suo figlio, che viene gravemente ferito; l’uomo, imperterrito, prosegue nella fuga finché viene arrestato dalla polizia francese.

 

E' questa la prima realizzazione, e forse l'unica, in cui il regista accoglie i canoni "neorealisti"; in questo film in realtà egli amalgama sollecitazioni e spunti di varia provenienza: una struttura narrativa a forti tinte drammatiche, tipiche del "noir" americano, e temi politici d'attualità, con una ambientazione delle vicende in un territorio ben caratterizzato storicamente e culturalmente: la Val di Susa, con i suoi dialetti, le canzoni di montagna, le osterie.

La fuga degli ex fascisti, la questione operaia e l'emigrazione clandestina sono i temi "politici" che fittamente s'intrecciano in questa storia: sono tematiche attuali nei primi anni del dopoguerra che ispireranno molte opere neorealiste; queste tematiche e la stessa ambientazione del film, in montagna sulle Alpi, verrà ripresa da Pietro Germi, attore in questo film di Soldati, ne Il cammino della speranza che realizzerà da regista due anni più tardi.

Dal neorealismo Soldati raccoglie anche la tecnica narrativa, distaccata, quasi cronachistica.

Compaiono alcuni dialoghi in lingua francese, fatto questo tassativamente proibito dal cinema di regime.

Dal genere "noir" il regista è ispirato nel disegnare il personaggio principale, l'ex gerarca, essere bieco ed oscuro, avulso da ogni principio morale, dall'aspetto imponente e pauroso; i primi piani e la fotografia ricca di chiari/scuri esaltano il male che il personaggio porta con sè.

 

 

Il manifesto è firmato MARCU, artista assolutamente poco conosciuto.