Il mulatto (1950)
Regia: Francesco De
Robertis
In questo film il
Regista 'tradisce' quella che nella sua carriera artistica ha
costituito l'ispirazione principale: la narrazione delle gesta
eroiche, e spesso dei drammi personali, degli uomini che nelle
forze armate, aviazione, marina, esercito, hanno combattuto per
la Patria; approccio documentaristico e veridicità
narrativa che hanno fatto di De Robertis uno dei precursori della stagione
del Neorealismo.
Ma anche quì lo
spunto è drammatico, e anche quì l'origine del dramma è nella
guerra e negli strascichi che essa ha comportato: i figli
illegittimi, spesso di colore, che le truppe alleate hanno
lasciato dietro di sè. In quegli anni dell'immediato dopoguerra
ciò ha rappresentato un reale problema per le comprensibili
difficoltà che tali situazioni hanno creato in numerose famiglie
italiane.
Il Regista
affronta questo argomento con spirito cristiano. Nei titoli di
testa egli dichiara:
"L'ingiustizia di
una legge trascina in basso un uomo, fino al delitto. Ma
attingendo forza e fede dalla sua stessa essenza umana, l'uomo
si risolleva passando dall'odio alla pietà, e dalla pietà
all'amore".
Il film solleva
critiche di segno opposto:
"Col Mulatto
De Robertis ha sbagliato.. i tempi psicologici del suo soggetto.
Mentre sta succedendo quel che sapete in Corea, e mentre nessuno
di noi è sicuro di alzarsi il giorno dopo sotto lo stesso libero
sole, qui ci si indugia nelle lacrime e nella compassione
soprattutto di sè. E' logico poi si finisca sotto le
riprovazioni dei critici e, ciò che è peggio, sotto la noia
degli spettatori" [P. Bianchi -Candido, 30/7/1950];
"Il film vuole
essere una battaglia in favore di quel senso umano e cristiano
della vita per cui tutti sono uguali davanti a Dio... Partito
ateo e indifferente a ogni idea superiore [Matteo, il
protagonista] viene attraverso l'affetto del piccolo mulatto
conquistando via via la Fede... Qualche lievissima riserva è
proprio quel senso religioso che matura nell'animo di Matteo e
che, per qualche lato, sembra un pò gratuito e comunque non
troppo elaborato" [Carlo Trabucco - Il Popolo, 10/06/1950].
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