Il film è un primo esempio della poetica neorealista di De Sica; il regista racconta le sofferenze delle famiglie, i lutti personali, i problemi interiori e i rimorsi di un gruppo di pellegrini diretti a Loreto, la loro speranza, delusa, della guarigione. In alcune figure c'è l'approfondimento psicologico e sociale che prelude quello che caratterizzerà nel seguito il neorealismo di Cesare Zavattini, qui in una delle prime collaborazioni con De Sica
Un interessante e colorito racconto da "dietro le quinte" viene fatto da Christian De Sica [45]: ( Il miracolo ).
Interessante anche l'articolo di Alberto Melloni, "De Sica, il finto film e gli Ebrei salvati", Corriere della Sera, 18 novembre 2008.
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