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La
Trama:
dopo
pochi anni di matrimonio lo scrittore Giovanni Pontano e sua
moglie Lidia s'accorgono che il loro amore è ormai finito nel
grigiore della noia e di una sempre crescente incomunicabilità.
La narrazione inizia con la visita che i due coniugi fanno a
Tommaso, un loro amico intimo, anche lui scrittore, che
trascorre le ultime ore della sua vita in una lussuosa clinica.
La dolorosa visione del moribondo spinge Giovanni alla ricerca
di una qualsiasi distrazione mentre Lidia, vuota d'ogni
sentimento, vaga senza scopo nella città assolata e deserta. La
sera, dopo un'annoiata visita ad un night-club, i due
raggiungono la fastosa villa di un industriale che sta
proponendo a Giovanni un lavoro redditizio. Giovanni prende
tempo e intanto fa la corte alla figlia dell'ospite, Valentina
(Monica Vitti) donna sopraffatta dalla noia e dalla solitudine. Lidia, a sua
volta, accetta con indifferenza le attenzioni di un altro
ospite, ma si ritrae decisamente quando lui si fa più pressante.
Durante la festa arriva la notizia della morte di Tommaso e
l'alba sorprende Lidia e Giovanni l'uno accanto all'altra, ancor
più tristi e disillusi. Nel silenzio della campagna, i due
trovano il coraggio di parlare apertamente, e con rimpianto,
della loro passata felicità.
Recensioni:
"Antonioni nel cinema è
unico: il suo linguaggio si avvicina più a quello di uno
scrittore che a quello di un regista... Rifugge dalla logica
dei fatti curandosi soltanto degli stati d'animo e delle
atmosfere da rendere... Il risultato è un racconto con punte
espressive bellissime e tuttavia pieno di vuoti e di silenzi
inesplicabili" [Ercole Patti - Tempo, 11 febbraio 1961]
"Il senso, quasi ossessionante, di vuoto e di amarezza che il
film non manca di trasmettere allo spettatore, la non-esistenza
di valori di alcun genere, neppur negativi, che in esso risalta
e preclude inesorabilmente ogni sbocco alla speranza, sono
elementi di per sé altamente pericolosi. La stessa scena finale
del ritrovamento, rimane avvolta in un'ambiguità che le toglie
gran parte del suo significato. Più che un atto di speranza,
sembra l'ultimo sussulto d'una definitiva disperazione"
[Segnalazioni Cinematografiche, vol. 49, 1961]
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