Neorealismo e dintorni |
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Il fascismo è ormai agli sgoccioli e tutta la società italiana è alla ricerca di nuovi modelli di riferimento politici e sociali. Anche nel mondo del cinema i registi, alcuni più di altri, interpretano quest'aria di rinnovamento e decidono di rompere con gli schemi classici del regime; alcuni fattori oggettivi spingono verso la realizzazione di film di strada, ma c'è anche una consapevolezza della necessità di un radicale rinnovamento, quella consapevolezza che aveva portato il regista Giuseppe De Santis nel 1941 ad affermare di credere in una nuova cinematografia testimoniata da una cinepresa che segue "nelle fabbriche, nei campi, nelle strade del nostro paese il passo lento e stanco dell'operaio che torna a casa" ['Cinema', 25 novembre 1941]. Quattro passi tra le nuvole è considerato, insieme a I bambini ci guardano e ad Ossessione, uno di quei precursori che, infrangendo le regole del passato, anticipano la nuova corrente neorealista. Cesare Zavattini, coautore del soggetto e della sceneggiatura, conduce una serrata critica ai severi dettami del regime, secondo cui niente della vita pubblica e privata degli italiani andava discusso, poiché tutto a priori era perfetto; invece in ogni angolo inquadrato dalla cinepresa, perfino nei moderni interni cittadini, non c'è che caos e disordine. Poi la vicenda esce dalle mura domestiche e spazia nel mondo contadino portando sullo schermo il paese reale.
Locandina 33x70
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Quattro passi fra le nuvole (1942)
Regia: Alessandro Blasetti
La trama: Paolo Bianchi, un commesso viaggiatore sposato con figli, incontra in treno una ragazza sedotta da un uomo che l'ha poi abbandonata; ritorna dai suoi genitori in campagna ma ha timore di confessare loro la sua sventura e prega lo sconosciuto di accompagnarla e di presentarsi, soltanto per qualche ora, come suo marito. Il giovane, mosso a pietà dall'angoscia della ragazza, acconsente ma l'artificio non regge. Il marito improvvisato dopo poche ore di vita irreale, costruita dal sogno e dalla pietà, se ne torna alla sua casa e alla vita di ogni giorno, riuscendo però a far perdonare la figlia dai genitori.
Foto 35x35
L'attore in foto è Carlo Romano che veste i panni dell'autista della corriera. La stessa parte è interpretata da Alberto Sordi nel remake "Era di venerdì 17" del 1956
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