Neorealismo e dintorni

O' sole mio (1945)

Regia: Giacomo Gentilomo

Gentilomo, un regista eclettico ma poco conosciuto. Eclettico in quanto i suoi film hanno spaziato dal genere melò-sentimentale degli anni '40 a quello musicale dei primi anni '50, dall'avventura al peplum dei primi anni '60; poco conosciuto in quanto molto schivo e incline a non rilasciare interviste.

"...'In Italia, dopo la Liberazione, Rossellini e io siamo stati i primi a fare cinema, ricorderà Gentilomo nel 1991 in un'intervista al 'Piccolo'. Giravamo contemporaneamente, lui a Roma, io a Napoli, senza sapere niente l'uno dell'altro. Io fui neorealista per caso ed eravamo in molti a esserlo. Il neorealismo, quel ritorno alla realtà di cui tanto si è parlato, è stato dettato dalla necessità, ovvero dal fatto che all'epoca i teatri erano tutti inagibili o requisiti, e bisognava girare per le strade, e prendere da lì gli attori, perché i veri attori erano morti o fuggiti'......Esempio di 'cinema delle macerie' girato totalmente fuori dagli studi, il film racconta per la prima volta le Quattro giornate di Napoli, ovvero la rivolta antitedesca che ebbe luogo dal 28 settembre al 1° ottobre 1943. Gentilomo, regista eclettico attivo dagli anni '30, aveva dimostrato talento sia per la commedia ... sia per il melodramma ... E se quest'ultima chiave è evidente in O' sole mio, il realismo comunque si impone, in particolare nella prima parte e nella sequenza finale dell'insurrezione...  Reso originale proprio dalla commistione di stili e di approcci, all'epoca incassò 90 milioni e fu piuttosto apprezzato, tanto da provocare subito una sorta di remake, Avanti a lui tremava tutta Roma (1946) di Carmine Gallone, sempre con Tito Gobbi stavolta al fianco di Anna Magnani, costretti a nascondere anche qui un paracadutista alleato, sullo sfondo di una 'Tosca' a teatro, con i nazisti che aspettano la fine della rappresentazione per arrestare tutti" [Paolo Lughi - Il Piccolo, 2 agosto 2016].

"Con un gran senso dello stile, Gentilomo sembra impegnato in una partita contro il neorealismo che in qualche modo sa di aver perso in anticipo. O' sole mio è il tentativo di salvare il salvabile del vecchio cinema: gli attori carismatici nei loro ruoli tradizionali, l' attaccamento alla trama, gli inserti musicali, gli stilemi narrativi. Ma il film regista anche l' irruzione incontenibile della realtà: i veri vicoli e panorami di Napoli, la fila per l' acqua, le retate, il fervore del dialetto, l' utilizzazione di attori occasionali. Vedendo o rivedendo il film di Gentilomo si capisce meglio il tessuto su cui operò la rivoluzione di Rossellini, Zavattini e De Sica. E il regista si comporta come uno di quei politici moderati che si trovano al centro di una situazione rivoluzionaria: da una parte vorrebbero innovare, dall' altra conservare, e in definitiva durano poco, vengono travolti dai tempi nuovi. Questo fu forse il destino di Gentilomo..." [Tullio Kezich - La Repubblica, 14 agosto 1985].

 

 

 

 

 

 

La trama:  "Questo film ispirato ad un episodio realmente accaduto narra di ... (così si esordisce nella richiesta di nulla osta alla proiezione del film inoltrata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) ... narra di un ufficiale italo-americano (il baritono Tito Gobbi che nel film interpreta alcuni brani musicali operistici oltre che la celebre omonima canzone napoletana) che si fa paracadutare dietro le linee per raccogliere informazioni sui movimenti dell'esercito tedesco e favorire lo sbarco alleato. A Napoli entra in contatto con i nuclei locali di resistenza e riesce nel suo intento trasmettendo via radio, nel corso di una esibizione canora, alcuni messaggi in codice. E' però scoperto da una informatrice dei Tedeschi; ma ormai gli avvenimenti incalzano; scoppia l'insurrezione delle 4 giornate di Napoli e la città viene liberata.

 

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