Neorealismo e dintorni |
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Il cammino della speranza (1950)
Regia: Pietro Germi
La trama: un gruppo di siciliani, chiusa la miniera di zolfo dove lavoravano, decide di abbandonare il proprio paese ed emigrare; un losco truffatore, in cambio dei loro risparmi, promette di condurli in Francia verso un nuovo lavoro ed una nuova esistenza. I minatori, con mogli, bambini ed anziani, intraprendono un estenuante viaggio, in treno e in pullman, attraverso l'Italia. Il loro accompagnatore, ad un certo punto, cerca di eclissarsi e, scoperto, denuncia alla polizia il gruppo di profughi. Con il foglio di via dovrebbero tornare al paese, ma alcuni di loro decidono di continuare il viaggio. Altre difficoltà li attendono: in Emilia, durante uno sciopero di braccianti, vengono presi per crumiri, scoppiano dei tafferugli e interviene la polizia; nascono rivalità nel gruppo; altre persone decidono di tornare indietro. Solo un gruppo ristretto, tra le nevi delle Alpi, riesce ad arrivare alla frontiera; qui i gendarmi francesi, impietositi, consentono loro di passare.
Il film di Germi è, al tempo stesso, una delle opere significative del Neorealismo ed una delle più lontane dai suoi canoni estetici; la realizzazione di Germi è classica e il regista si muove secondo le regole del cinema americano, traendo ispirazione maggiormente dai film epici di John Ford, con storie ben delineate e ricche di particolari, non improvvisate, una sceneggiatura rigida che impone cieca obbedienza degli attori, precisi movimenti della macchina da presa e montaggi predefiniti; Germi esclude dal suo film le approssimazioni formali e narrative tanto care al Neorealismo, movimento a cui non ha mai aderito. Di contro la scelta dei contenuti trattati in modo documentaristico e la denuncia sociale ne fanno una pellicola da Neorealismo epico, una tragedia popolare che travalica i limiti del regionalismo ma che investe moralmente l'Italia, dal Sud al Nord: il Sud già arretrato e immobile, il Nord saldamente sulla via della ripresa grazie ai poderosi contributi del piano Marshall per la ricostruzione (1947 -1948).
Il regista avendo partecipato da attore, alcuni anni prima, al film Fuga in Francia di Mario Soldati, aveva da questa esperienza tratto spunto e idee per la realizzazione dell'episodio relativo all'attraversamento delle Alpi innevate da parte di emigranti in cerca di lavoro. Lo stesso Germi dichiarava [37]: "Mi sono trovato al confine francese, perché stavo girando come attore, con Soldati, Fuga in Francia. Un giorno alcuni finanzieri che avevo conosciuto, mi raccontarono che qualche giorno prima avevano salvato dal congelamento e dalla morte alcune famiglie calabresi, le quali in scarpe di tela e giacchette striminzite, tentavano di espatriare clandestinamente ed erano rimaste bloccate dalla neve".
L'allontanamento dai canoni del Neorealismo sarà più evidente nei film successivi, Il ferroviere o L'uomo di paglia, in cui più che all'analisi storico/sociale il regista preferirà soffermarsi sui contrasti psicologici dei personaggi.
Foto 35x50
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Locandina 33x70
Manifesto 100x140 Distribuzione in 16 mm del 1965
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