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Manifesto 95x200
Il regista sceglie
di descrivere questa vicenda secondo i canoni classici del
Neorealismo:
riprese esterne nei luoghi
reali, attori non professionisti "presi dalla vita", come
indicano i titoli sul manifesto, stile corale volto a cogliere
più l'insieme di persone immerse nella quotidianità
dell'esistenza che i singoli protagonisti. Nella prima parte del
racconto è descritta la durissima esistenza dei contadini
dell’agro pontino, in un insalubre luogo che mescola terra e acqua,
in cui le zanzare diffondono il morbo della malaria tra genti
mal nutrite, sfinite dal duro lavoro e ospitate in baracche
prive delle più elementari condizioni igieniche. Per Maria la
fede cristiana finisce col divenire l’unica speranza cui
ancorarsi per sopportare un simile calvario. Si assiste poi al sacrificio della piccola Maria; la descrizione è
fortemente realistica: il volto del ragazzo tradisce una
passione demoniaca, i gesti si fanno sempre più crudeli e
disperati, il volto della bambina è
illuminato da una luce soffusa, un presagio della sua santità.
La critica di sinistra guarda con sospetto a questo regista, che
si inserisce con autorevolezza nel filone Neorealista,
descrivendo le classi popolari, le più povere, e le loro
sofferenze con una eccellente tecnica documentaristica; non è
condivisibile, secondo i canoni del movimento, che la
situazione di miseria e sfruttamento di quelle popolazioni non
sfoci in odio tra le classi, e che anzi venga accettata come una
situazione difficilmente modificabile, nella quale è soprattutto
la fede cristiana a rendere sopportabile l’esistenza.
Premio internazionale
per la regia alla X Mostra di Venezia del 1949 e Nastro
d'argento 1950.
Foto 35x35 - Riedizione
1953
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Cielo
sulla palude (1949)
Regia: Augusto Genina
Il regista Genina,
attivo durante il periodo fascista, esordisce dopo la caduta del
regime con questo film biografico sulla vita di Maria Goretti.
La trama:
Maria ha solo nove anni quando,
nel 1899, si trasferisce dalle Marche in una cascina nelle
paludi pontine, dove la famiglia per vivere lavora le terre del
conte Mazzoleni. Il padre muore quasi subito di malaria lasciando
la madre con sei figli. La baracca ove abitano è condivisa con i Serenelli,
padre e figlio; quest’ultimo, ventenne, attratto dalla ragazza,
dopo aver tentato più volte, ma inutilmente, di convincerla a
cedergli, cerca di violentarla; la ragazza gli resiste, in nome
della fede cristiana, e il giovane la ferisce a morte con
numerose coltellate. Il giorno dopo, 6 luglio 1905, Maria muore
nell’ospedale di Nettuno dopo aver perdonato il suo assassino.
Ai funerali della ragazza partecipò una grandissima
folla commossa e ben presto nacque un vero e proprio culto
intorno alla salma conservata nel santuario di Nettuno.
Seguì la beatificazione e nel giugno del 1950 la
santificazione annunciata da Pio XII in una piazza San Pietro
gremita fino all'inverosimile; il film di Genina, estremamente
fedele ai fatti storici, anticipa di poco l’evento della
santificazione.
Manifesto 100x140
Foto
30x40
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