Neorealismo e dintorni |
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Il mulino del Po (1949)
Regia: Alberto Lattuada
La trama: Berta, giovane della ricca famiglia degli Scacerni, è promessa ad Urbino, nipote di Verginesi, un agiato contadino: il fidanzamento si festeggia sul mulino galleggiante degli Scacerni. Qualche tempo dopo il fratello di Berta per sottrarsi all'ispezione della finanza, che più volte ha accertato delle irregolarità nel funzionamento del contatore delle macine, incendia il mulino. Gli Scacerni sono ridotti alla miseria; Berta è costretta ad andare a servizio dai Verginesi, mentre il suo matrimonio è rimandato a tempi migliori. Intanto, alimentate dalla propaganda socialista, scoppiano vaste agitazioni tra i contadini. Il padrone dei Verginesi, non riuscendo ad imporre la sua volontà ai contadini, dà loro lo sfratto. La lega socialista, alla quale appartengono i Verginesi, risponde con lo sciopero generale; l'intervento della forza pubblica da luogo a scontri drammatici. Durante i tumulti Berta, non essendo solidale con gli scioperanti, viene insultata. Si fa credere al fratello che il responsabile sia stato Urbino; egli l'aggredisce e l'uccide. Più tardi riconosce il suo errore e va a costituirsi.
Locandina 33x70
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" Il mulino del Po vuol essere, anzitutto, il ritratto di un'epoca e di una società, vuole illustrare una condizione e un fenomeno, quale quello delle prime rivendicazioni del proletariato agricolo, che cominciava ad assumere una coscienza di classe... Lattuada si è imposto uno scrupolo di obiettività, cercando di far propria la ragione degli altri, di descrivere con un massimo di chiarezza e di partecipazione la posizione del proletariato agricolo... ma l'insieme del ritratto vuole aspirare ad una validità storica, ad un distacco appassionato" [Giulio Cesare Castello, 'Bianco e Nero', 9 settembre 1949].
" Nel 1948 un regista ventottenne, Alberto Lattuada, da poco laureato in Architettura, convince il produttore romano Carlo Ponti a finanziare un film che proponga una storia neorealista, ambientata al nord, nella piana del Po. La sceneggiatura si basa sul terzo tomo della trilogia di Bacchelli, Mondo vecchio sempre nuovo. Le riprese avvengono a Borgoforte di Rivalta, nel mantovano e mantovani sono alcuni personaggi, scelti da Lattuada nelle strade e nei mercati della zona per affiancare gli attori protagonisti, che sono Carla del Poggio e Jaques Sernas... Il ricordo di quelle giornate d’estate del lontano 1948 sono ancora vive nel ricordo degli anziani di Rivalta, come testimonia lo storico locale Luigi Zappavigna al quale devo queste informazioni. Il tranquillo centro mantovano, diventato set cinematografico, è sconvolto nelle abitudini dalle frenetiche operazioni della troupe romana. Giacomo Giuradei, detto Mino, un muratore di Medole, è stato scelto per interpretare un personaggio centrale, Princivalle Scacerni. Mino è 'un omone dagli occhi piccoli piccoli', così lo ricorda il direttore della fotografia Tonti. Il 1948 è l’anno di Ladri di biciclette di De Sica, e Lattuada si è fatto contagiare dalla moda degli attori presi dalla vita reale. La piazza della chiesa di Rivalta, aperta sul fiume, ospita la scena del comizio della lega contadina, e i rivaltesi fanno da comparse. In altra scena – la marcia di protesta verso Ferrara dei braccianti agricoli – il capo dei dimostranti è interpretato da Luigi Morelli detto “Bigio”, anch’egli rivaltese. La prima proiezione romana del film avviene nel settembre 1949. Prima de I compagni di Monicelli e Novecento di Bertolucci, il cinema di Lattuada affronta il tema delle lotte padane dei braccianti e dei contadini, in quella parte del delta ferrarese che ha visto l’affermarsi – nei neri anni venti – della reazione che ha 'ferrarizzato' l’Italia" [Luigi Griva, www.ilgiornaledelpo.it].
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