Neorealismo e dintorni |
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La trama: Beniamino Lovacchio (Totò) è affamato e senza un soldo. Rimasto senza casa in seguito alla guerra, trova rifugio provvisoriamente con la famiglia in un'aula scolastica. Successivamente occupa l'appartamento riservato al custode di un cimitero; ma la paura fa novanta e prova a cambiare alloggio: al Colosseo, in casa di un pittore, in mezzo agli studenti. Quando finalmente lui e i suoi familiari possono prendere possesso di un lussuoso appartamento, scoprono che un imbroglione lo ha affittato contemporaneamente a vari inquilini.
Locandina 33x70 - Riedizione 1955
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Totò cerca casa (1949) Regia: Mario Monicelli, Steno
Da un'intervista a Mario Monicelli [49] : " La tradizione comica di Totò, in cinema e in teatro, di prima e durante la guerra, era ... marionettistica e surrealistica. Poi ci fu l'avvento del neorealismo e dei personaggi ancorati alla vita quotidiana, quelli che rappresentavano l'italiano medio di allora. Totò ne ha subito l'influenza e ha dovuto trasformare il suo tipo di comicità. Il primo film neorealista come tematica che egli fece fu quello mio e di Steno Totò cerca casa. Si trattava precisamente, come dice il titolo, della crisi degli alloggi. Totò doveva affrontare un personaggio che non aveva mai affrontato prima, e il film infatti risente da tutti i punti di vista, da quello della recitazione come da quello della regia e della sceneggiatura, di un certo squilibrio, perché la tematica era spesso vecchio stile, di comicità burattinesca. Io ero convinto che la vena che fosse da tirare fuori da lui fosse quella neorealista. Mentre giravo con Totò, lui spesso mi dava dei suggerimenti a carattere un po' surreale, astratto, e io glieli bocciavo quasi tutti. Ripensandoci, credo che molte volte avesse ragione lui, ma allora...Il Totò della prima maniera veniva dal pazzariello che va in giro per le strade con una livrea e un bastone in mano, e i passanti, i bambini, lo circondano e ridono alle sue mosse e alle sue battute. La sua comicità era senza dubbio più immediata, proprio perché più infantile e diretta, spontanea. In questo c'era anche un aspetto « intellettualistico », surreale, che però non è affatto in contrasto col mondo dei bambini e dell'immediatezza comica. Il personaggio comico neorealista, era un personaggio di tutti i giorni, il sottoproletario e il diseredato o il sottoborghese, e veniva mediato da altre esigenze, era meno diretto e immediato. Però era altrettanto, se non forse più popolare. Il pubblico lo riceveva con la stessa facilità e con la stessa partecipazione con cui riceveva il primo personaggio".
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