Neorealismo e dintorni

Locandina 33x70

Locandina Germania Est 20x30

Le ragazze di piazza di Spagna (1952)

 

Regia: Luciano Emmer

 

La trama: tre giovani amiche lavorano in una grande sartoria nei pressi di piazza di Spagna. Appartengono a classi sociali differenti: Marisa è figlia di operai ed abita in una borgata romana; Elena appartiene ad una modesta famiglia di impiegati; Lucia abita nel quartiere delle Capannelle in una famiglia dal tenore di vita più elevato. Tutte e tre sognano di sposarsi ed avere una casa: Marisa ha l'opportunità di fare l'indossatrice, ma la paura di perdere il fidanzato la convincerà a rinunziarvi, per sposarsi; Elena dopo una delusione amorosa pensa al suicidio, ma un tassista riuscirà a farla desistere dal suo proposito e la sposerà; Lucia sogna giovani fisicamente prestanti, ma finirà con lo sposare un piccolo ed esile fantino. Un professore, con cui le ragazze si confidano, dai gradini della piazza assiste a queste vicissitudini amorose.

 

La critica ha classificato Luciano Emmer come uno dei più autorevoli rappresentanti del Neorealismo rosa, attribuendo questa definizione a quei film/registi che pur mantenendo alcune specificità del Neorealismo (autenticità delle ambientazioni, uso di attori non professionisti, utilizzo discreto della macchina da ripresa) riportavano queste nell'ambito di una più tradizionale commedia; questa tendenza, abbastanza generalizzata, comincia a manifestarsi agli inizi degli anni '50 e segue gli umori del pubblico che, essendo trascorsi alcuni anni dalla fine della guerra, è sempre più intollerante verso rappresentazioni di povertà e sofferenza e cerca nei film elementi di svago. In questo contesto il regista trova una sua precisa collocazione: il suo cinema si muove nell'ambito del quotidiano, senza alcun intento pedagogico, ma con il fine di registrare le ambizioni più elementari, le emozioni più semplici, i desideri più minuti; i suoi personaggi hanno sempre i nomi più comuni e le loro storie facilmente si confondono; sono appunto le storie della gente più semplice. I racconti dei suoi film sono spesso corali, coinvolgono cioè una pluralità di personaggi, nessuno dei quali emerge sugli altri e  le cui singole storie si intrecciano per rappresentare, nell'insieme, un quadro unitario.