Neorealismo e dintorni

Le ragazze di Sanfrediano (1954)

Regia: Valerio Zurlini

 

 

La trama: "Andrea Sernesi, detto Bob in canzonatorio onore a Robert Ryan, è un ventiduenne meccanico fiorentino che vive nel quartiere di San Frediano. Tra false promesse di matrimonio e millantate prodezze motociclistiche, l’avvenente Bob seduce, non senza un certo successo, cinque donne in contemporanea: Gina, una ragazza ingenua che vive nel suo palazzo, Tosca, una giovane peperina dal padre molto possessivo, Mafalda, una ballerina che sta per partire in tournée, Silvana, un’insegnante serale fidanzata con un suo amico, e Bice, una modista di successo che lo ricopre di regali. Ma tenere i piedi in cinque staffe è impresa assai ardua, sicché al bel Bob le cose finiscono per mettersi male…." [51].

 

"... Le ragazze di Sanfrediano, forte di una sceneggiatura dai tempi ben funzionanti e vivacizzato da dialoghi ironicamente pungenti, si mantiene in sicuro equilibrio tra moduli del Neorealismo rosa (esemplare in questo senso la rassicurante voce over che alla fine del film tira le somme morali della vicenda) e descrizione d’ambiente non priva di punzecchiature satiriche e mordaci (non solo il bisticcio continuo tra le comari del palazzo, ma anche le furbizie di Tosca e il ricatto di Gina). Quasi del tutto assente, è vero, la componente marcatamente introspettiva che sarà tra i tratti distintivi della futura poetica zurliniana, ma tale mancanza da una parte risponde al preciso scopo di non appesantire la narrazione con inutili ambage e dall’altra è parzialmente colmata da brevi intermezzi pensosi in cui ad emergere è la psicologia dei personaggi..." [51].

 

E' il lungometraggio di esordio per Valerio Zurlini. Il regista riceve dalla Lux l'incarico di mettere sullo schermo l'omonimo romanzo di Vasco Pratolini. Dopo una prima sceneggiatura, dello stesso Pratolini e di Susi Cecchi d'Amico, scartata dal regista perchè ritenuta troppo seria e drammatica, vede la luce questa versione (sceneggiatura di Leo Benvenuti e Piero De Bernardi) dai toni molto più scanzonati ed ironici. Ovviamente grande stroncatura del critico cinematografico Guido Aristarco, nume tutelare dell'ortodossia Neorealista.

 

 

 

Locandina 33x70