La Cinematografia nel Nord Italia

Addio amore (1943)

 

Regia: Gianni Franciolini

La trama: due giovani sorelle, Anna e Laura di nobile famiglia nella Napoli del 1880, rimaste orfane, sono affidate alla tutela di un amico di casa. Anna, la più giovane delle due, di temperamento sensibile e irrequieto, presto si innamora del tutore e gli dichiara il suo amore minacciando il suicidio. Sorpreso ma attratto dalla sua affascinante giovinezza, il tutore la sposa. Tuttavia, dopo un breve periodo di serenità, il rapporto viene disturbato dall'invidia e dalla gelosia di Laura che, insidiando il cognato, riesce a intrecciare con lui una relazione. Quando viene a sapere del tradimento, la giovane sposa finisce col togliersi la vita.

Manifesto 100x140

Revisione Cinematografica:

- Il film, viene distribuito nel circuito cinematografico il 31 dicembre 1943. Non c'è traccia della eventuale richiesta di Nulla Osta alla proiezione; potrebbe essere stata richiesta al Ministero della Cultura Popolare del Governo fascista o, come è più probabile, al Governo di Salò;

- La prima richiesta disponibile alla Direzione del Ministero preposto del Governo italiano è dell'11 maggio 1945; il modulo utilizzato per questa richiesta è ancora quello del periodo fascista;

- La revisione definitiva del 21 maggio dichiara che "...il lavoro... già programmato durante il periodo dell'occupazione tedesca, ...non contiene alcun elemento incompatibile con l'attuale situazione politica. Pertanto ...si esprime parere favorevole per l'ulteriore programmazione in pubblico". Il 30 maggio 1945 viene rilasciato il Nulla Osta.

 

Il manifesto è singolare in quanto il formato 100x140 ( 2 fogli ) è realizzato dall'unione di due parti che misurano 100x70 cm ciascuna, cosa inconsueta.

E' certamente relativo alla riedizione del film del 1945 e risente in maniera evidente del particolare momento storico in cui è stato realizzato: guerra appena finita da qualche mese e quindi probabili difficoltà nella sua realizzazione; ricordiamo infatti che nel periodo bellico esisteva il limite di 1 mq. nella realizzazione dei manifesti pubblicitari e quindi, appena finita la guerra, le tipografie potevano non essere pronte per una stampa di dimensioni maggiori. Non c'è inoltre alcuna indicazione della Casa di Distribuzione, nè della Tipografia che ne ha curato la stampa.