La Cinematografia romana

Roma città aperta (1945)

Regia: Roberto Rossellini

 

Revisione cinematografica:

Il film fu iniziato nel 1944, pochi mesi dopo la liberazione di Roma e a guerra ancora in corso.

La Domanda di presentazione per la richiesta di Nulla Osta è del 4 settembre 1945; rilasciato il 2 ottobre.

 

Si ispira ad un fatto di cronaca realmente accaduto nel periodo in cui, caduto il fascismo, Roma attendeva l'arrivo delle truppe alleate: un prete di borgata, don Morosini, ucciso dai nazisti nel 1944. Questo spunto viene immerso in una vicenda corale che vede Roma e la sua gente prendere coscienza della lotta armata partigiana contro i nazisti; questa lotta supera gli schieramenti e le ideologie: c'è un intellettuale comunista mosso dagli ideali, un prete di quartiere che per carità cristiana aiuta gli oppressi, una popolana che spontaneamente si ribella; tutti affrontano un comune percorso di morte, indipendentemente dalle diverse convinzioni politiche, ma uniti dall'anelito della resistenza; gli italiani rifiutano il fascismo e il nazismo, ma non per scelta politica quanto piuttosto per scelta morale.

Il registra mostra la realtà così come essa doveva mostrarsi quotidianamente, riprendendo dal vero, senza approntare alcuna scenografia e senza tralasciare alcun particolare; sono d'altronde passati pochi mesi dalla Liberazione e la città distrutta, moralmente e fisicamente, è lo scenario reale e ideale per questa vicenda. Questi gli elementi innovativi che hanno portato i critici a far coincidere l'inizio del Neorealismo con l'uscita della pellicola di "Roma città aperta"; in realtà il film contiene alcuni aspetti tradizionali che contraddicono quelli che saranno i rigidi canoni neorealistici: ci sono due attori di comprovata esperienza, la Magnani e Fabrizi, e alcune scene particolarmente importanti sono state "costruite" per enfatizzarne il carattere drammatico (in particolare le scene della morte di Pina, la compagna del tipografo Francesco). Ma a parte queste "libertà" Rossellini ha tracciato la strada lungo cui si muoverà il nuovo cinema e che lo stesso regista seguirà nei film successivi, Paisà e Germania anno zero: attenzione alla gente comune, agli umili, ai disperati, descrizione imparziale, quasi cronachistica, della realtà, recupero della convivenza sociale e dei valori morali assopiti davanti agli orrori della guerra.

 

 

 

 

La trama: durante l'occupazione nazista di Roma, la polizia tedesca è sulle tracce dell'ingegner Manfredi, capo di un manipolo di partigiani. Fuggito in tempo ad una perquisizione nel suo appartamento e ad una retata in cui la Gestapo arresta il suo amico tipografo antifascista Francesco, egli trova rifugio a casa di don Pietro, un parroco di periferia attivo nella lotta contro i nazisti. Ma a seguito di una delazione l'ingegnere e il prete vengono arrestati. Sottoposti a torture per costringerli a rivelare i nomi dei loro compagni, i due resistono e, mentre il giovane perde la vita sotto tortura, don Pietro viene condannato alla fucilazione.

Manifesto 70x100

Il manifesto è relativo ad una riedizione del 1949 distribuita dalla Parvo film. La Parvo film fu una emanazione della San Paolo film, costituita nel 1948 per convertire da 35 a 16 mm il formato delle pellicole e curarne la distribuzione; questo formato permetteva infatti di sfruttare più a lungo un film e in maniera più capillare grazie alla maggiore facilità di costituire sale di proiezione con proiettori a passo ridotto (ad esempio le sale parrocchiali). La Parvo film ebbe vita breve, fu chiusa nel 1955.