Neorealismo e dintorni

La Trama: il film, con un tono tra il narrativo e il documentaristico, rievoca le tragiche vicende dell'ultima guerra che hanno portato alla distruzione del monastero benedettino. Le parti "narrate" rispettano fedelmente gli accadimenti, nella loro realtà: sono vicende riportate dai pochi testimoni superstiti, monaci e profughi, che hanno vissuto quei momenti.

Il film descrive la prima fase dei bombardamenti, il salvataggio delle opere d'arte, compiuto dalla divisione Hermann Goering, e ,con la distruzione dell'edificio, l'abbandono da parte dei civili, nel febbraio del  '44. Non c'è quindi la descrizione dei combattimenti che portarono alla capitolazione dei Tedeschi nel mese di maggio

 

Il film è tratto dal libro di Don Tommaso Leccisotti, monaco benedettino, che visse in prima persona la distruzione del monastero, diario della guerra dall'ottobre 1943 al febbraio 1944.

 

La volontà del regista di attenersi scrupolosamente ai fatti accaduti è esplicita dalle parole che scorrono sullo schermo dopo i titoli di testa del film: "Dalla documentata storia di ieri e dalla tragica realtà vissuta, narrata dai superstiti dell'Abbazia, è tratto questo film. Ai personaggi di cui intravediamo i volti, Marco, Maria, Carmela, Alfredo e cento altri, di cui non si ricordano i nomi, ma che furono coinvolti nell'immane tragedia di Montecassino, è dedicato questo film".

 

Le vicende dei protagonisti, testimoni, sono fedelmente riprese dal documento di Leccisotti; la cura del regista è tale che in molti casi gli interpreti del film, molti dei quali alla prima esperienza cinematografica, assomigliano anche fisicamente a quelli reali. Queste parti, ora sentimentali ora drammatiche, rievocate dai testimoni sono poi abilmente montate con spezzoni di filmati dell'epoca, per lo più con riprese di azioni belliche, tecnica molto comune nei film di quegli anni (cfr. La nave bianca, La città dolente ).

Va ricordato, per inciso, che Gemmiti è stato un noto documentarista, inviato speciale e corrispondente dall'estero, autore di decine di documentari; cronista abituato a narrare la realtà con nitidezza e senza alcun ritocco, dimostra la sua abilità nel far rivivere la realtà di Montecassino, non inventandola ma ricreandola dalla cronaca disponibile.

Tutte le scene che precedono il bombardamento sono invece girate in un modello, fedele riproduzione sia per dimensioni che per architettura dei chiostri del monastero, ricostruito in studio dalla Pastor, produttrice del film.

 

Oltre a rappresentare un omaggio alle vittime della tragedia, come dichiarato, il film è sopratutto una indagine, con spirito neorealista, delle sofferenze patite da quanti pensavano di trovare un rifugio all'interno delle mura dell'abbazia; il regista universalizza questo episodio particolare, facendone un emblema della sofferenza universale provocata dalla guerra e di speranza per un futuro di pace.
 

 

Montecassino (1946)

Regia: Arturo Gemmiti

 

 

 

 

 

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