Neorealismo e dintorni |
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Un giorno nella vita (1946) Regia: Alessandro Blasetti
Il regista inventa una trama da romanzo e la inserisce nel clima rovente della guerra e della lotta partigiana, con la rappresaglia finale dei nazisti; sono le tematiche care al Neorealismo. C'è anche la sceneggiatura affidata a Cesare Zavattini, oltre che ad Anton Giulio Majano, e anche ciò contribuisce a rendere questo film un' opera di ispirazione neorealista. Blasetti era stato un regista molto attivo durante il periodo fascista, ma già nel 1942, con Quattro passi fra le nuvole, aveva anticipato temi e stili di quel movimento che sarebbe esploso da lì a pochi anni, così come era accaduto ad altri registi, quali De sica o Visconti, che sentivano ormai strette e superate le tematiche care al regime. Caduto il fascismo e finita la guerra egli partecipa subito a questo nuovo movimento cinematografico, anche se di riflesso e con questo film di ispirazione cattolica; d'altronde Blasetti si sente un regista di conciliazione più che di denuncia sociale e non si lascia coinvolgere troppo da questi temi per dedicarsi a film più popolari.
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La Trama: un gruppo di partigiani per sfuggire ai tedeschi, si rifugia in un piccolo convento di suore di clausura. Queste, ignare della tragedia della guerra e ligie alle severe regole dell'ordine, cercano di evitare ogni contatto con gli intrusi; ma tra loro vi è un ferito grave ed è necessario un tempestivo intervento chirurgico. La superiora del convento decide di aiutare i fuggitivi e le sorelle prestano assistenza al malato. L'ospitalità si prolunga a causa dei bombardamenti e questa inaspettata coabitazione crea tra partigiani e suore una reciproca comprensione. Cessato il bombardamento i partigiani lasciano il convento. Un reparto di tedeschi giunto nel frattempo, per rappresaglia all'ospitalità, fucila tutte le suore.
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e da questo vento nuovo. |