Neorealismo e dintorni |
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Un regista tedesco affronta, a guerra appena finita, una realtà che la Storia italiana cercherà, colpevolmente, di dimenticare: quella dei reduci italiani, molti dei quali fatti prigionieri sui vari fronti di guerra dai nazisti dopo l'8 settembre, che tornati in patria, a partire dal '45, si trovano quasi organi estranei in un corpo che li rigetta.
La Trama:
la guerra sorprende Sergio, direttore
appassionato di una centrale elettrica dell'Italia centrale, e
la sua famiglia benestante. Al suo ritorno, dopo cinque anni, di
cui tre di prigionia, trova la centrale distrutta; il terreno
attorno minato e la famiglia smembrata. Nel paese infatti vive
solo la madre ed un figlio, tornato dalla guerra con una gamba
di meno. Gli altri, cioè il fratello minore e la sorella
Luciana, sono a Roma con un amico e con la signora Adele, una
vedova a cui hanno deportato il figlio ancora ragazzo. Sergio
vuol ricostruire la centrale e va nella capitale ma tutto si
arena per la burocrazia. Il fratello fa la borsa nera e Luciana
si guadagna la vita concedendosi agli uomini; l'amico fa
politica e partecipa ai comizi; la signora Adele attende che il
figlio torni dalla guerra e cova vendetta contro il delatore.
Nauseato da tanto fango Sergio torna alla centrale e cerca di
fare qualche cosa. Lo seguono il fratello e poi anche la sorella
ravveduta. Anche Adele riesce a vincere la disperazione e la
brama di vendetta e forse accetterà la compagnia di Sergio per
gli anni a venire. Tematiche difficili da portare sullo schermo stante l'attenzione degli organi militari alleati e della censura che in quel periodo di transizione postbellica è gestita dagli stessi funzionari del Regime; il film uscito nelle sale pochi mesi dopo Roma città aperta non ha vita facile: è pesantemente tagliato e la pellicola, dopo una sporadica apparizione e scarsa partecipazione di pubblico, viene "smarrita". |
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Un uomo ritorna (1946) Regia: Max Neufeld
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