Neorealismo e dintorni |
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Anni facili (1953)
Regia: Luigi Zampa
La trama:
il
professor De Francesco, vecchio antifascista, insegnante di
scuola media in un piccolo centro della Sicilia, viene
trasferito a Roma. Ma qui la vita è cara e il modesto insegnante
è messo di fronte a problemi economici di difficile soluzione,
tanto più che la figlia sta per sposarsi e deve quindi far
fronte a spese straordinarie. In tali condizioni accetta la
proposta di un barone, proprietario di una fabbrica di
medicinali, per promuovere a Roma certi suoi prodotti ed
ottenere dagli uffici competenti l'autorizzazione per la loro
commercializzazione. Ma a nulla servono gli onesti tentativi del
professore di ottenere quanto richiesto, finché il barone,
spazientitosi per i ritardi e venuto personalmente a Roma,
ottiene l'autorizzazione desiderata corrompendo con del denaro
il funzionario competente; quindi licenzia il professore.
Assillato dai debiti, De Francesco finisce col derogare dai suoi
principi morali e accetta un compenso offertogli per promuovere
agli esami un candidato non meritevole. Naturalmente viene subito scoperto: pentitosi della propria azione, il
professore non si difende, addossandosi ogni responsabilità
e, condannato, finisce in galera. Il funzionario corrotto viene
semplicemente punito con un trasferimento.
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Manifesto 100x140
Continua con questo film la collaborazione tra il regista e Vitaliano Brancati, già iniziata in Anni difficili, di cui questa sembra l'ideale prosecuzione. Anche qui c'è un ex podestà che aspira a diventare sindaco del paese, ma è tale la sua arroganza da non accorgersi che il discorso per la sua candidatura è pieno di propositi talmente onesti e puliti da sollevare l'ilarità generale e segnare, quindi, il suo insuccesso. Ma l'uomo è scaltro, oltre che privo di qualsivoglia principio morale, e non esita a corrompere per il proprio tornaconto. E' la fotografia di una certa Italia della rinascita quella che il regista ci propone, fatta di personaggi dell'ex regime che abilmente si riciclano (come già nel precedente film) e funzionari corrotti, quasi un presagio di quel che sarebbe stato il degrado delle nostre istituzioni. La satira del regista è pungente e suscita amare riflessione; ma non mancano spunti umoristici e personaggi da macchietta che alleggeriscono il clima di eredità neorealista e infondono all'atmosfera satirica e polemica del film un tono da commedia divertente e piena di battute; questo film, etichettato di Neorealismo rosa, è preludio della Commedia all'Italiana.
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