Neorealismo e dintorni |
||
Locandina 33x70 e Manifesto 100x140
|
||
L'uomo di paglia (1958) Regia: Pietro Germi
Andrea è "l'uomo di paglia", interpretato dallo stesso Germi, non un semplice operaio ma un operaio specializzato, che agli inizi degli anni '60 sta per lasciare la propria classe sociale per trasformarsi in piccolo borghese. Il film narra di un dramma familiare che ruota attorno alla sua figura; il regista è ben lontano dalla poetica neorealista che traspare in alcuni suoi precedenti film (Gioventù perduta, In nome della legge, Il cammino della speranza), ma è interessante soffermarsi sulla trasformazione sociale in atto, colta da Germi, della classe operaia, e come questa venga recepita dalla critica cinematografica di sinistra, ancora legata allo stereotipo neorealista dell'operaio.
La trama: Andrea, uomo di mezza età, buon padre di famiglia e cordiale inquilino in un condominio romano, durante l'assenza della moglie, al mare con il figlio in convalescenza, conosce occasionalmente una giovane donna, Rita. E' l'inizio di una passione incontenibile; nonostante un'iniziale diffidenza anche lei è attratta da quell'uomo in cui vede il suo stesso desiderio di un amore libero e totale a cui alla fine si abbandona. Ma Andrea è un uomo a metà: ama sinceramente la giovane ma nello stesso tempo non è capace di staccarsi definitivamente dai suoi affetti familiari sino a quando non decide di troncare la sua relazione. L'uomo di paglia ha bruciato intensamente ed ora si è spento del tutto; ma Rita non può vivere senza quell'uomo e per questo si uccide. Andrea, disperato, ritrova infine l'affetto della moglie e una nuova ragione di vita.
Umberto Barbaro, intellettuale e critico cinematografico, sostenitore del cinema neorealista, così commentava: "Cari amici, a me questi operai di Germi che si comportano senza intelligenza e senza volontà, senza coscienza di classe e senza solidarietà umana, metodici e abitudinari come piccoli borghesi, ... che non hanno né brio né slanci, sempre musoni e disappetenti, persino nelle cose dell'amore, che ora fanno i crumiri e ora inguaiano qualche brava ragazza, spingendola al suicidio, e poi piangono lacrime di coccodrillo con le mogli e dentro chiese e sagrestie, questi operai di celluloide, ... non solo sembrano caricature calunniose ma mi urtano maledettamente i nervi ".
|